E' difficile girare un film sul '68 francese senza cadere negli stereotipi fin troppo conosciuti delle contestazioni violente, la droga e il sesso libero... ecco perchè ho sempre un po' di pregiudizi quando si tratta di raccontare la storia di un'epoca ormai lontana, ma sempre molto discussa.
Ho comunque apprezzato lo sforzo di Garrel, la spontaneità dei suoi personaggi e la sua ripresa "morbida", come se si trattasse di una videocamera dimenticata per caso in una stanza a riprendere per errore le vite di un gruppo di ragazzi, artisti, contestatari, spiriti liberi del '68.
Paragonato ad altri film con il medesimo tema ed inevitabilmente a The Dreamers di Bertolucci, che vede come protagonista lo stesso attore, Louis Garrel (figlio di Philippe), Les amants Réguliers sembra entrare più a fondo nella vita dei personaggi, mostrandoci, non solo la loro eccentrictà e la voglia di disobbedire alla regole della società, ma anche i loro più intimi sentimenti e le loro paure.
Al centro dell'attenzione c'è l'incontro fra François e Lilie, rispettivamente un poeta e una scultrice. Rinchiusi in un mondo tutto loro, questa storia d'amore è un'ode alla passione senza limiti, che sfugge agli stereotipi della società, ma anche al fascino della sofferenza e al tormento dell'anima.
Louis Garrel (François) è probabilmente l'attore più adatto nei panni del giovane francese dall'animo sensibile e poetico, anticonformista e passionale.
Notevole anche l'interpretazione della bella Clotilde Hesme (Lilie).
Philippe Garrel ha scelto il bianco&nero per il suo film, per rimarcare
la distanza fra la nostra epoca e il '68 ormai lontano. La durata è di quasi tre ore... il regista voleva evidentemente dare un'immagine dettagliata di quegli anni, scavando nei particolari e dilungandosi nei dettagli, ma il film risulta a mio parere troppo lungo e di conseguenza pesante e un po' noioso.Probabilmente un lavoro più compatto, che raccoglieva in sé solo le parti più esaurienti del film, avrebbe giovato all'intera pellicola.
Voto finale: 7,5/10
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